La latitanza di Giacomo Bozzoli è terminata giovedì scorso quando i carabinieri lo hanno trovato e arrestato all'interno della sua villa sul lago di Garda a Soiano. Ad insospettire gli inquirenti che l'uomo avesse fatto ritorno a casa sua, è stato un condizionatore d'aria improvvisamente entrato in funzione e che era rimasto spento per giorni. Alle 17:45 il blitz. Bozzoli si era nascosto sotto un letto matrimoniale che contiene un porta biancheria. Era lì rannicchiato quando i carabinieri lo hanno trovato e le sue prime parole sono state: ma davvero mi arrestate? Poi una disperata dichiarazione di innocenza, l'ennesima, supportata a suo dire, da un misterioso testimone austriaco che proverebbe la sua estraneità all'omicidio di suo zio per il quale Bozzoli è stato condannato in via definitiva dalla Cassazione all'ergastolo. In casa sono state trovate anche banconote e 50mila euro in tutto riposte in un borsello. Perché dopo 11 giorni di latitanza è tornato proprio nella sua dimora? Per rivedere il suo figlio è stata la risposta del procuratore di Brescia Francesco Prete convinto che l'ex imprenditore trentanovenne avesse in mente qualche piano per potersi riavvicinare alla sua famiglia. Nelle ultime ore è stato trasferito a Bollate da Brescia in un carcere non sovraffollato come quello di Canton Mombello e più adatto ad ospitare ergastolani. Giacomo Bozzoli per la prima volta ha ricevuto la visita del suo legale qui in carcere a Bollate ma all'uscita l'avvocato non ha rilasciato dichiarazioni. C'è una inchiesta aperta dalla Procura di Brescia al momento contro ignoti che punta ad accertare la presenza di eventuali complici.