Una settimana dopo la scomparsa di Sara Capoferri, i timori su cosa possa essere successo si fanno più cupi. Non era la prima volta che la donna di 39 anni, residente nel bresciano, non faceva ritorno a casa, ma non si era mai allontanata per più di due giorni. Inoltre, ad alimentare il giallo è la modalità con la quale Sara è scomparsa martedì scorso. Alle 23 di martedì 21 febbraio fa una telefonata alla figlia quindicenne dicendole che è in un fast food e che sta per rientrare a prenderla a casa del nonno, a Sarnico, sul Lago d’Iseo, per poi andare insieme a Palazzolo, a pochi chilometri di distanza. Invece, Sara a Sarnico non è mai arrivata né le telecamere inquadrano la sua auto sulla tangenziale Brescia-Iseo. La sua Nissan Micra grigia viene trovata a più di trenta chilometri di distanza da dove aveva detto alla figlia di essere a cena, accanto ad un muro in aperta campagna di Berlingo, poco lontano da Cremona. Un passante segnala ai Carabinieri che da qualche giorno c’è un’auto semicarbonizzata. È quella di Sara. C’è ancora della cenere a terra. Proprio lì è stata ritrovata l’auto di Sara Capoferri, praticamente carbonizzata. Il primo luogo dove è stata cercata è quel laghetto che vedete proprio dall’altra parte della strada. È un laghetto artificiale. È stato perlustrato anche con i cani molecolari, ma nessuna traccia di Sara. Da allora più nulla. Il cellulare risulta spento e di Sara nessuna traccia. La sera in cui è scomparsa, la donna ha incontrato un amico, Paolo, e dopo essersi salutati l’uomo l’ha anche seguita per un po’ con la sua auto. Poi, ad una rotonda, non l’ha più vista. Quindi, è tornato a casa. I Carabinieri di Chiari, che indagano sulla vicenda, non tralasciano alcuna ipotesi e cercano anche di far luce nel passato della ragazza, un trascorso non sempre limpidissimo, costellato da qualche episodio di droga. La Procura di Brescia ha aperto un fascicolo per scomparsa, ma più passa il tempo più questa ipotesi sembra la meno probabile.