É il 31 maggio 2019, a parlare intercettato è Antonio Carucci il geologo, addetto alle vendite della Wte srl, l'azienda bresciana finita al centro dell'inchiesta per traffico illecito di rifiuti che tra il gennaio 2018 e l'agosto 2019 avrebbe fruttato, secondo le indagini condotte dai Carabinieri Forestali di Brescia coordinati dalla Procura, oltre 12 milioni di euro di profitti illeciti, soldi ottenuti secondo l'accusa avvelenando con 150000 tonnellate di fanghi tossici e spacciati per fertilizzanti, l'equivalente di 5000 tir, 3000 ettari di terreni agricoli tra Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. Qui è ancora Carucci a parlare. Il modus operandi ricostruito nelle 204 pagine di ordinanza era sempre lo stesso: l'azienda, che ha tre stabilimenti ora tutti sequestrati a fronte di lauti compensi, ritirava i fanghi prodotti da numerosi impianti pubblici e privati di depurazione delle acque reflue per poi, almeno sulla carta, trattarli per renderli fertilizzanti, procedimento che però puntualmente veniva omesso. I rifiuti tossici venivano poi classificati come gessi di defecazione e proposti gratuitamente agli agricoltori, ai quali peraltro il sodalizio proponeva anche di arare i terreni gratuitamente, 15 in totale le persone indagate, oltre a sette società.