La notizia da un punto di vista giuridico sarebbe quasi una non notizia: libero per fine pena. Solo che dietro questa storia ce ne sono altre decine di storie e sono tra le più tragiche degli ultimi trent'anni. Perché Giovanni Brusca ha azionato il telecomando della strage di Capaci e ha ordinato di sciogliere nell'acido un ragazzino di nemmeno 15 anni. Arrestato, condannato e poi collaboratore di giustizia che ha svelato ai magistrati i segreti di Cosa Nostra. E dunque libero per i benefici previsti dalla legge. Una legge, che per quanto possa suonare un paradosso, trova le radici nell'azione con cui Giovanni Falcone portò la mafia alla sbarra. "Questa è la legge che ha voluto mio fratello e quindi va rispettata", ha detto Maria Falcone, eppure di fronte alla razionalità resta anche l'emotività che si trasforma in dolore e amarezza nella stessa Maria Falcone, nei familiari degli agenti della scorta saltati in aria a Capaci, nelle parole di chi, con Falcone, condivise il lavoro del Pool Antimafia come Giovanni Ayala che ieri sera è intervenuto così a Sky Tg24. "Cosa ha sentito in queste ore?", "Guardi sul piano personale lei non me la doveva fare questa domanda ma non mi sottraggo alla risposta: questo individuo, faccio fatica a chiamarlo uomo, ha suscitato in me un disprezzo che non pensavo di essere capace di provare". A colpire, appunto, è soprattutto il protagonista di una vicenda che potrebbe non restare unica. "La giustizia italiana lo ha dichiarato colpevole per reati di cui si è auto-accusato e questa colpevolezza, questa pena inflitta, l'ha scontata. Chissà se in futuro altri mafiosi avranno la stessa sorte visto l'ergastolo ostativo che verrà meno".