Una bomba carta piazzata davanti alla chiesa di Don Maurizio Patriciello nel giorno del suo compleanno. È un buongiorno mafioso, in uno dei luoghi simbolo della resistenza alla Camorra. Siamo a Caivano, Parco Verde. "Là, ci sta la guerra che uccide i bambini, qua ci sta la Camorra che uccide la speranza nei bambini e negli adulti. Sono guerre diverse, ma in fondo, la logica è la stessa. "Il Comitato di Liberazione dalla Camorra, che riunisce cittadini, associazioni ed esponenti politici ed è nato proprio in questa parrocchia, si stringe intorno a Don Patriciello. "Ma questo è un messaggio, è un intimidazione, no. Viene, perché diamo fastidio. Abbiamo chiesto la Compagnia dei Carabinieri a Caivano e l'abbiamo ottenuta, era una tenenza. Stiamo lavorando sulla videosorveglianza, abbiamo posto il problema della 167 di Arzano." L'aria è pesante e funesta da queste parti. Ad esempio, a due passi da Caivano, che è un supermarket della droga, ad Arzano i clan sono in lotta e un Comandante di Polizia locale è finito sotto scorta, mentre sta censendo le case occupate abusivamente dai camorristi: "Mi trovo sotto scorta perché è arrivato l'ennesimo gesto di intimidazione da parte dei delinquenti, che hanno augurato, attraverso un manifesto funebre, facendomelo ritrovare praticamente all'interno del piazzale del Comando, unitamente a un bouquet di fiori, augurando la mia morte il giorno 10." Il parroco del Parco Verde, da sempre in prima linea contro la Camorra, ad alta voce dice: non un passo indietro, ma si intervenga. "Lo Stato deve capire che deve alzare il tiro insomma, se loro alzano il tiro, deve alzare il tiro. Se tutti quanti noi abbiamo la forza della verità di dire a questi signori: ci volete ammazzare? Ammazzateci, siamo qua. Ma se voi pensate che con una bombetta messa al cancello, ci avete chiuso la bocca, io penso che avete proprio sbagliato, sbagliato indirizzo completamente." "Lei resta qui?" "E certo che resto qui. Che faccio me ne vado, insomma?".























