Giravano l'Italia con le loro autobotti, trasportando carburante, 3 delle 5 vittime dell'esplosione allo stabilimento ENI di Calenzano: Vincenzo Martinelli, 51 anni, Davide Baronti, 50 anni, Carmelo Corso, 57 anni. Dalla Basilicata arrivavano Giuseppe Cirelli e Gerardo Pepe, entrambi avevano 45 anni, erano tecnici della manutenzione. Due operai sono ricoverati in condizioni critiche nel reparto ustionati dell'ospedale di Pisa, riportano anche fratture. Un'altra persona resta in terapia sub intensiva a Firenze. Allo stabilimento sono arrivati i periti nominati dalla Procura di Prato. Si indaga per omicidio colposo plurimo, possibili altri capi di imputazione. Alcuni testimoni hanno riferito di aver visto vapori e perdite di carburante, poco prima sarebbe stato dato l'allarme. A raccontare l'esplosione, le telecamere. Tra i trasportatori tanta rabbia e dubbi sulla sicurezza. "Qui ci son sempre i lavori...L'altro giorno erano a tagliare un serbatoio con una gru coi cingoli, mentre noi si era a caricare. Queste son cose che vanno dette. Non è che...tutti si son viste". Il sindaco di Calenzano fa appello alle istituzioni, affinché si riconsideri la compatibilità dello stabilimento. Tutto intorno danni e terrore, tra capannoni inagibili e case danneggiate dove vivere ora è diventato più difficile. "Il contesto in cui è inserito, sia da un punto di vista infrastrutturale sia per la presenza di attività produttive nelle circostanze e dell'abitato a 500 metri, diciamo, rende oggi insostenibile questa presenza". "Sono uscito scalzo, a correre. Meno male i bambini erano a scuola, se no...è un disastro. Porte e finestre sfondate, vetri rotti, è cascato tutto per terra. Sembrava un terremoto, non capivo nulla". "Adesso ha paura a vivere qui?" "Certo. Infatti è quello che sto chiedendo: possiamo vivere qui?" "I danni sono strutturali, a livello di finestre, uffici, porte, ma niente di...qualche muro. Ci sono tanti danni e non ci fanno lavorare". "Avevate mai avuto paura?" "Sempre. Sempre".