Gli impianti sono fermi, le piste da sci chiuse. Manca la neve in Appennino e non fa abbastanza freddo per creare quella artificiale. Le temperature non scendono sotto lo zero nemmeno di notte. Qui siamo a 1.500 m di altezza, i bambini giocano sulle poche macchie bianche della montagna, a Sestola in provincia di Modena. Sul Cimone, 50 km di piste, solo 800 metri sono aperti. "Questo è l'anno più disastroso da 40 anni a sta parte, perché proprio non abbiamo avuto sia le precipitazioni, ma soprattutto, non c'è stato il freddo per poter fare neve programmata. Dopo due anni che venivamo dal Covid, ci eravamo appena ripresi l'anno scorso e quest'anno è molto peggio del Covid e tutta la filiera della montagna sta rimettendo tantissimo e purtroppo la montagna, se dura così verrà abbandonata". Il paesaggio da primavera inoltrata è l'immagine della crisi climatica, pesanti le ripercussioni per l'economia della montagna, pioggia di disdette tra Natale e Capodanno, un periodo solitamente da tutto esaurito per albergatori e ristoratori. "La situazione è che abbiamo gli alberghi vuoti, quindi abbiamo avuto un 60% di disdette e i telefoni sono muti, per cui non c'è più la richiesta, l'unica speranza è che arrivi un po' di neve per poter lavorare dopo, nelle settimane bianche. Tra il Covid, quest'anno abbiamo avuto anche il caro energia e perdendo adesso questo periodo, è molto difficoltoso per noi poter proseguire". Emilia Romagna, Toscana e Abruzzo chiedono al governo un piano straordinario per l'emergenza Appennino.