Capaci, la commemorazione a 30 anni dalla strage

23 mag 2022
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Il "Silenzio" risuona anche a Capaci poco prima delle 18 nel momento in cui il 23 maggio del '92 questo pezzo di autostrada si trasformò in pochi istanti in un inferno. Colpiti in pieno dalla deflagrazione i resti dell'auto della scorta su cui viaggiavano Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani finirono a metri di distanza in questo uliveto diventato il "Giardino della memoria". Vicino alla stele che ricorda i nomi delle vittime si ferma la Ministra dell'Interno Lamorgese, accompagnata dal Capo della Polizia Giannini, per deporre una corona di fiori, seguita dal Presidente della Camera Fico. Arrivano rappresentanti delle istituzioni, arrivano studenti da ogni parte d'Italia, nel punto in cui il 23 maggio di trent'anni fa l'autostrada fu fatta saltare in aria. Centinaia i ragazzi venuti fin qui per scoprire che l'insegnamento di uomini come Falcone e Borsellino è il faro da seguire per un futuro diverso e libero da logiche mafiose. Accanto a loro la vedova del Capo Scorta Tina Montinaro. "Tanto è cambiato e questo posto è diventato un posto di rinascita, un posto bellissimo. Non perché insomma non esiste più la mafia. La mafia esiste. Sicuramente insomma noi continueremo a lottare anche per la ricerca chiaramente della verità". Insieme con il figlio Giovanni, troppo piccolo nel '92 per ricordare il padre, inaugura il nuovo murale sulla parete che separa l'autostrada dal giardino con una scritta che dimostra come la mafia allora non abbia vinto ma anzi scosso le coscienze e stimolato la reazione di una comunità che oggi è diversa da quella di allora. Come conferma un palermitano che la sua città la conosce bene e la mafia la racconta con i suoi film. "Questi erano dei visionari. Dire negli anni Settanta: sconfiggo la mafia voglio combattere la mafia, era da folli. Eppure grazie a questa follia noi siamo qua in libertà, più liberi di prima. Posso girare un film a Palermo senza pagare il pizzo, posso aprire un negozio senza pagare il pizzo, i mafiosi dicono non andate in quel negozio perché addio pizzo, possiamo festeggiare, dobbiamo festeggiarlo".

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