Ridotti in schiavitù, ricattati, maltrattati, intrappolati. Stavolta la vergogna del caporalato si consumava a Verona; a pagare il prezzo altissimo sono stati indiani a cui gli sfruttatori spietati e crudeli promettevano un futuro migliore in Italia. Con la promessa di procurargli un permesso di soggiorno per lavoro stagionale, due indiani indagati chiedevano in cambio una somma di 17mila euro che i braccianti recuperavano impegnando i beni della loro famiglia in India o indebitandosi proprio con i due capò. Arrivati in Italia prendevano 4 euro l'ora per 12 ore di lavoro 7 giorni su 7. Somma che veniva trattenuta dai datori fino all'estinzione del debito. Spesso venivano chiesti ulteriori 13mila euro per un fantomatico permesso di soggiorno definitivo che però non è mai stato concesso. I braccianti dovevano obbedienza. Per ottenerne i negrieri, perché di questo si tratta, sequestravano i passaporti, a volte bruciavano i documenti di fronte ai loro schiavi per educarli. A scoprire questa storia, abietta e spregevole, la Guardia di Finanza di Legnago che tramite appostamenti ha registrato come gli indiani venivano ammassati su mezzi fra cassette di ortaggi e fatti dormire in alloggi dalle condizioni pessime. Per tutelarli da eventuali ritorsioni, i servizi sociali della Regione Veneto e della Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, hanno collaborato per includerli in percorsi lavorativi. Ai loro aguzzini sono stati sequestrati 475mila euro. Poco tempo fa ha fatto inorridire la vicenda di Satman Singh a Latina che si sfiancava i reni sotto il sole per 3 euro l'ora. Morto dissanguato per aver perso un braccio mentre lavorava, è stato lasciato così ad andarsene lentamente davanti casa.