Rivolte, disordini, fughe. La situazione nelle carceri minorili è sempre più esplosiva ed è sfociata qualche giorno fa nell'evasione di tre ragazzi dall'Istituto Penale Minorile Beccaria di Milano. "Mancano posti in strutture adeguate" spiega il legale di un ragazzo egiziano giunto in Italia da solo, minorenne. È morto carbonizzato al San Vittore dove era detenuto dallo scorso luglio in attesa di giudizio per una rapina. Youssef aveva 15 anni quando finì in un centro di detenzione in Libia, esposto continuamente alla violenza. Era poi riuscito ad arrivare in Italia su un barcone in condizioni estreme. Aveva problemi psichiatrici ma per lui non c'è mai stata, in tre anni dal suo arrivo nel nostro paese, una struttura in grado di ospitarlo. E così, minorenne, accusato di rapina, era stato portato prima al carcere minorile Beccaria, poi al San Vittore. "Le comunità terapeutiche in Italia per minori sono tutte piene, tutte. Da nord a sud non ci sono posti. Sono tutte piene. Ci sono delle lunghe liste d'attesa. Non esistono sostanzialmente dei criteri applicabili che possano permettere un ingresso prioritario di alcune situazioni rispetto ad altre". Le indagini sulla morte di Youssef sono tuttora in corso. Non si esclude al momento che il rogo divampato al San Vittore possa essere stato appiccato in un atto di protesta dei detenuti poi degenerato in tragedia. Protesta che chiede anche la fine dei tanti minori non accompagnati lasciati spesso allo sbando una volta giunti in Italia. "Evidentemente abbiamo due ordini di problema. Il primo è una carenza di strutture. Ma il secondo, che direi forse ben più grave, è che c'è un disagio minorile in questo momento storico nel nostro paese, un disagio adolescenziale, di tipo psicologico-psichiatrico, crescente". E il problema naturalmente non riguarda solo istituti minorili ma anche le carceri per adulti sovraffollate che raccontano della profonda crisi in cui versa il sistema penitenziario. Da gennaio 70 sono stati i suicidi, 104 i decessi tra le persone detenute, 7 i suicidi tra gli agenti di polizia penitenziaria. "Abbiamo suggerito di intervenire anche più incisivamente sulla liberazione anticipata. Perché disegni di legge già esistenti, che alle persone meritevoli riconoscono questo beneficio, a nostro avviso è sicuramente un modo per riportare immediatamente sollievo".