"Un consorzio che è sui 300 metri lineari, che pagava prima 27-28.000 euro, lei capisce bene che con un aumento del 25% ci portiamo ai 33-34000 euro". Pur ammettendo di aver pagato, fino ad ora, cifre piuttosto basse, i gestori contestano l'aumento del 25% dell'affitto per gli stabilimenti balneari, decisi dallo Stato per il 2023. Il 25% è il doppio rispetto all'indice ISTAT registrato nel 2022 e triplo rispetto all'inflazione, sottolinea il S.I.B., il sindacato balneari, la categoria non è contraria agli aumenti, ma il metodo da seguire, sostengono i gestori, dovrebbe prevedere la giusta valutazione delle spiagge, classificandoli in base alla redditività e dando un valore corretto al metro quadro. Considerato che il canone è solo una delle voci di spesa sostenuta ogni anno dagli stabilimenti balneari, alla quale si devono aggiungere i costi del caro bollette dell'inflazione, tutto ciò potrebbe tradursi in un'altra stangata estiva su lettini e ombrelloni, lo abbiamo chiesto agli imprenditori di Jesolo, in provincia di Venezia, prima località di mare della Costa Veneta. "Se saranno fatti degli aumenti, saranno sull'ordine del più o meno 5%, che sono quelli dettati per assorbire il caro bollette". "Soggiornare è invece un altro concetto, circa un 10% in più rispetto all'anno scorso, perché? Perché abbiamo comunque aumentato i prezzi sulla base di quella che è l'inflazione". Aumenti previsti dal 5 al 10% dunque, se sarà così lo vedremo tra qualche mese, a preoccupare i gestori degli stabilimenti, non è solo l'aumento dei canoni. "La questione Bolkestein è ancora aperta?" "La questione Bolkenstein è ancora aperta, siamo felici dell'emendamento sul milleproroghe, che ci proietta al 31/12/2024, con la proroga di un anno e speriamo che alla Commissione Europea il nostro governo si faccia sentire".