Continuano a fare sempre sbagli, ogni giorno. Una vergogna totale dal 3 agosto. La rabbia e il dolore, nell'ennesimo sfogo di Daniele Mondello per il modo in cui sono state condotte le ricerche prima e le indagini poi, perché un mese e mezzo dopo, come siano morti la moglie Viviane e il figlio Gioele, resta ancora un mistero. Usciti di casa il 3 agosto, per andare nel vicino centro commerciale e non tornati più. Coinvolti in un incidente a cento chilometri di distanza sull'autostrada, verso Palermo. Inspiegabilmente fuggiti verso il bosco, dove vengono ritrovati senza vita, lei l'8 agosto e il piccolo soltanto 11 giorni più tardi e soltanto grazie all'intuito di un volontario che, con altre centinaia di persone, aveva risposto alla richiesta d'aiuto del padre e si era messo a cercare un bambino che Vigili del Fuoco e Protezione Civile non erano riusciti a trovare. Dopo settimane di rilievi e analisi sul terreno, è sull'incidente che si concentrano le indagini. Gioele, potrebbe essere morto nell'impatto con il furgone con cui si scontra l'auto della donna, ma dalla Procura di Patti ripetono che non ci sono ancora elementi per avvalorare una o l'altra ipotesi. Intanto, la famiglia si chiede perché i rilievi su quel furgone non siano stati fatti prima. Cioè, a me hanno sequestrato la macchina, la Polizia, subito, agli operai che hanno investito mia moglie, il furgone è stato sequestrato dopo due settimane. Questo furgone l'hanno portato in carrozzeria, in carrozzeria hanno smontato lo sportello e le due gomme che erano a scoppiate.