Inadempiente. Arriva così al governo italiano la comunicazione di un'inchiesta della Corte Penale Internazionale dell'AJA sulla vicenda del libico Almasri. L'esecutivo ha 30 giorni di tempo per consegnare ai giudici una memoria che deve essere una spiegazione convincente come risposta alla domanda delle domande. Perché l'Italia non ha consegnato alla corte il generale accusato di crimini contro l'umanità, lasciando che rientrasse in Libia senza alcuna contestazione? Secondo il quotidiano La Repubblica, che dà notizia della procedura avviata, l'Italia non ha collaborato e non ha cercato di parlare con la Corte Penale Internazionale prima di restituire un torturatore alla sua libertà. Le autorità di Roma, sarebbe scritto nella notifica, non solo non hanno consegnato alla corte il signor Almasri, nonostante il mandato d'arresto, inizialmente eseguito dalla Digos a Torino il 19 gennaio, ma hanno successivamente fornito anche spiegazioni non chiare e non sufficienti. Il libico è stato scarcerato il 21 e riportato nel suo paese. Tempo qualche giorno e alla richiesta di spiegazioni, il Ministero della Giustizia ha risposto che le questioni relative al rimpatrio non rientrano nella competenza del Guardasigilli, ma del Ministro dell'Interno. La Corte ascolterà le ragioni del governo prima di qualsiasi accertamento di mancata cooperazione. Governo che dovrà però anche chiarire perché non ci fu perquisizione e sequestro di ciò che Almasri aveva con sé, permettendogli di riportare tutto a casa. Diversi giorni fa il ministro Nordio aveva rimodulato i toni aspri che l'Italia stava tenendo verso la corte penale, cercando di rasserenare il clima e chiedendo una collaborazione più chiara con la Corte che evidentemente però, dal canto suo, non può davvero far finta di nulla sulla vicenda. .