Parole come pietre e un caso in prima linea. A tal punto da spingere Mario Draghi a telefonare a Paola Egonu e dirle: "Sei un orgoglio dello sport italiano, avrai future occasioni per vincere altri trofei indossando la maglia della Nazionale." E sull'importanza della maglia si muove anche Giuseppe Manfredi, Presidente della Federazione Pallavolo, che scrive: "Paola è attaccatissimo alla maglia Azzurra, il suo è stato uno sfogo a caldo, determinato da 4 imbecilli da social." "Mi hanno chiesto anche se sono italiana. Questa è la mia ultima partita in Nazionale, sono stanca" ha detto l'atleta Azzurra al suo procuratore, dopo la vittoria del bronzo ai mondiali femminili. Sconforto, amarezza, frustrazione, lacrime sulla medaglia vinta contro gli Stati Uniti. Uno sfogo che fa emergere la parte oscura dello sport, quella perennemente a corto di cultura e rispetto. Due elementi che, se presenti, avrebbero disinnescato il caso. Visto che alla Egonu vengono imputate le colpe del KO in semifinale contro il Brasile. Una sconfitta. Punto. Questioni tecniche. Critiche? Legittime. Offese no. Non esiste. Tantomeno razziste. "Grazie, quello che fai tu va sempre bene. Noi ti ammiriamo. Lascia stare il resto. Torna presto in Serie A. Già ci manchi." Sono le parole del Presidente della Lega Volley italiana, Mauro Fabris. La speranza sua e di tutti i veri sportivi italiani, è di rivedere Paola, forse la miglior giocatrice al mondo, nata a Cittadella nel 1998, da genitori di nazionalità nigeriana, ancora con la maglia Azzurra. Con un sogno che adesso però diventa una missione: trasformare il bronzo di questi mondiali di pallavolo 2022, in una medaglia d'oro alle Olimpiadi di Parigi del 2024.























