Nessun passo avanti. Da un lato ArcelorMittal che ha depositato al Tribunale di Milano l'atto con cui formalizza la volontà di recedere dal contratto di affitto dell'ex Ilva, dall'altro il Governo che cerca di trovare una soluzione per riportare al tavolo l'azienda sebbene ancora manchi l'accordo nella maggioranza su come procedere. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte vuole aprire un “cantiere Taranto”, mettere a punto un piano strategico per il rilancio del territorio e in una lettera sprona tutti i membri del Governo a dare il loro contributo. Se ne parlerà durante il Consiglio dei ministri di giovedì, che sarà seguito da un vertice sulla manovra. Conte deve vincere le resistenze dei Cinquestelle sul ripristino dello scudo penale, sostenuto da PD e Italia Viva, per quanto condivisa sia la valutazione che si tratti solo di un pretesto per abbandonare l'acciaieria. Sarebbe un problema enorme per la maggioranza - avverte però a sera Luigi Di Maio - se provochi un disastro ambientale devi pagare. Una contrarietà che d'altra parte alcuni parlamentari pugliesi del Movimento avevano già ribadito a Conte in mattinata. Il Ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli incontra i senatori e propone un compromesso: una norma con scadenza temporale agganciata a un programma di decarbonizzazione. Insomma, il quadro resta confuso e il PD non nasconde la sua preoccupazione: “Attenzione, ci vogliono i nervi saldi, è in ballo il destino di decine di migliaia di famiglie, è in ballo il destino del nostro Paese, secondo me è molto importante che il Governo parli con una voce sola”. In attesa di un altro incontro con i vertici di ArcelorMittal, l'opposizione sfida il Governo a trovare una soluzione alternativa con nuovi partner industriali. “Noi il problema di Taranto l'avevamo già risolto e non avevamo concesso a Mittal, l'avevamo obbligata a tenere tutti gli operai e non le avevamo dato il motivo per poter recedere. Purtroppo il Governo, in maniera improvvida, senza un piano B, ha deciso di aprire questo fronte, adesso bisogna rimettere insieme i cocci”. Il Ministro dell'economia Roberto Gualtieri ha frenato sull'ipotesi di una nazionalizzazione, ma secondo Silvio Berlusconi alla fine sarà lo Stato a metterci i soldi.