Una sentenza uguale e contraria che ribalta il verdetto di primo grado e tre anni dopo porta i giudici della seconda Corte d'Appello di Milano ad assolvere, nella gran parte dei casi perché il fatto non sussiste, tutti e sedici gli imputati del processo sul caso MPS. Assolto dunque, nel merito, l'ex presidente di Monte dei Paschi di Siena Giuseppe Mussari, in primo grado condannato alla pena più alta sette anni e mezzo; assolto anche l'ex Direttore Generale Antonio Vigni, così come tutte le banche imputate nel processo, in base alla legge sulla responsabilità degli Enti. Il collegio ha condannato le parti civili al pagamento delle spese legali e revocato le confische agli Enti per un totale di circa 150 milioni. Gli imputati erano chiamati a rispondere, a vario titolo, delle accuse di manipolazione del mercato, falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo all'Autorità di vigilanza. "Rivedere integralmente una sentenza di primo grado emesso dal Tribunale di Milano certamente è un operazione coraggiosa. Io credo che con tutta la freddezza del caso si tratterà di rileggere questa vicenda giudiziaria in tutti i suoi contorni e di comprendere anche gli eccessi e delle origini." Al centro dell'accusa che, in appello, aveva chiesto la conferma delle condanne inflitte in primo grado, ritoccate solo per via della prescrizione di alcuni capi di imputazione, una serie di operazioni finanziarie realizzate dalla banca senese per coprire, anche secondo la Procura Generale, le perdite provocate dall'acquisto di Antonveneta. In particolare, al centro del procedimento, i derivati Santorini e Alexandria sottoscritti da MPS con Deutsche Bank e Nomura e che secondo l'ipotesi accusatoria erano serviti a nascondere la reale situazione finanziaria della banca senese.























