Le tombe sono vuote, non ci sono sepolture. Non ci sono ossa. Sono completamente vuote. Una cosa incredibile da questo punto di vista. Incredibile davvero, ma nelle due tombe aperte nel Camposanto Teutonico all'interno delle mura Leonine non c'è nulla, nessun resto umano. Non ci sono le due principesse che avrebbero dovuto riposare lì dalla prima metà dell'Ottocento e non c'è nulla che possa ricondurre a Emanuela Orlandi. E per lei, scomparsa il 22 Giugno dell'83, che si è proceduto all'apertura. Una lettera anonima inviata all'Avvocato della famiglia, Laura Sgrò, invitava a cercare proprio lì, dove indica l'angelo. Era stata dunque presentata un'istanza per l'apertura alla Segreteria di Stato vaticana e al promotore di giustizia, il Procuratore Capo Vaticano, istanza accolta. Un passo particolarmente importante per Pietro Orlandi. Non hanno mai voluto collaborare, da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI a Papa Francesco fino a una settimana fa. Hanno sempre fortemente detto: "È assurdo pensare a una possibile, anche minima, responsabilità interna su quanto accaduto a Emanuela". Invece adesso è importante per questo motivo, perché con questo gesto, aprire queste due tombe, vuol dire che loro in qualche modo ammettano che ci possa essere la possibilità di una loro interna responsabilità. E intanto il Direttore della sala stampa vaticana ha comunicato che sono in corso verifiche documentali sugli interventi strutturali avvenuti nel Cimitero Teutonico. Per Pietro Orlandi delusione e incredulità, ma anche sollievo. Quando mi hanno detto che non c'era nulla in quel momento ho capito che non c'era nulla che riguardasse Emanuela. È stato un sollievo. Non so come avrei reagito se avessi trovato i resti di Emanuela. Tombe vuote, l'ennesima falsa pista in una storia, quella di Emanuela, lunga 36 anni. Una doccia fredda che non ferma, però, né Pietro, né Laura Sgrò, decisi ora più che mai ad andare avanti, a capire, a fare luce su uno dei casi più oscuri della nostra storia recente.