Sono amareggiati e delusi i genitori di Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano orribilmente massacrato in Egitto 4 anni e mezzo fa, si sentono traditi dallo Stato italiano, dal fuoco amico dicono e si riferiscono al caso della vendita da parte dell'Italia di due navi all'Egitto. Il via libera è arrivato nel corso del Consiglio dei ministri e le polemiche a livello politico infuriano. La vicenda legata alle navi è solo la ciliegina sulla torta affermano Paola e Claudio, in questi anni, ribadiscono, abbiamo visto e vissuto tante ipocrisie e tante zone grigie in Egitto e in Italia. Il tempo delle chiacchiere è scaduto dichiarano i genitori di Giulio, che chiedono fatti adesso, e cioè la risposta esaustiva alla rogatoria dell'aprile del 2019 e la consegna da parte dell'Egitto delle 5 persone iscritte nel registro degli indagati dalla procura di Roma perché possano essere processate in Italia. Se non si va avanti l'inchiesta finirà per naufragare, Palazzo Chigi e l'intelligence sono al lavoro per ottenere qualcosa di concreto. La procura egiziana non ha mai risposto all'ultima rogatoria italiana. Il rischio è ora quello di non riuscire a processare i 5 agenti della National Security indagati per il sequestro del ricercatore. L'Italia ha chiesto all'Egitto un gesto per dimostrare la volontà di collaborare dopo che i rapporti con la Magistratura egiziana si sono interrotti. Potrebbero così essere restituiti vestiti ed effetti personali di Giulio.