"Ringraziamo tutti. Oggi è una bella giornata". E lo è per Paola e Claudio, i genitori di Giulio Regeni. Il GIP di Roma ha infatti rinviato a giudizio i quattro agenti dei servizi egiziani accusati di aver rapito, torturato e ucciso il ricercatore friulano trovato senza vita lungo la strada che collega Il Cairo ad Alessandria nel febbraio del 2016. "Le buone notizie di oggi sono la conferma della costituzione di parte civile della Presidenza del Consiglio dei ministri, la presa d'atto delle motivazioni della Corte Costituzionale e dell'ulteriore notorietà, anche in Egitto, del procedimento a carico dei quattro imputati per il sequestro, le torture e l'omicidio di Giulio Regeni". Rigettate tutte le eccezioni presentate dalla difesa dei quattro 007. "Perché non si può dubitare, come hanno fatto le difese degli imputati, che anche i meri sequestratori di Giulio hanno cagionato a Giulio catturandolo e tenendolo sequestrato per nove giorni e nove notti sofferenze fisiche e psicologiche". Sette anni dall'omicidio. Sette anni di indagini complesse per la Procura di Roma, ostacolate dai depistaggi e dai silenzi delle autorità egiziane che mai hanno collaborato, anzi hanno impedito che ai quattro venissero notificati gli altri e quindi la prosecuzione del processo. Poi, tre mesi fa, la decisione della Corte Costituzionale ha sbloccato l'impasse quando ha riconosciuto la possibilità, per il Giudice, di procedere nei delitti di tortura anche in assenza degli imputati. Sette anni dopo, dunque, il processo può entrare nel vivo.