Omicidio e suicidio. La morte di Liliana Resinovich, trovata in un parco di Trieste a gennaio del 2022, resta un mistero tra due opposte rappresentazioni dei fatti. Da una parte la famiglia della vittima, da sempre convinta che un suicidio fosse impossibile, come già confermato dalla relazione del medico legale della procura. Dall'altra il marito, Sebastiano Visintin, e la sua difesa tutt'ora fermi nell'ipotesi che la donna si sia uccisa. "Ci sono delle lesioni perimortali, cioè che sono proprio del momento della morte." "Liliana stava per cambiare vita e questo è assolutamente incompatibile con un ipotesi suicidaria." "Resto convinto di quella che era la mia idea originaria." "Ossia?" "Ossia che Lilli si è suicidata." Nel tempo il pool difensivo di Liliana ha raccolto testimonianze e consulenze scientifiche. Come il racconto dell'albergatrice Jasmina Zirkovic, ascoltata a lungo in procura. Aveva ospitato la coppia nel 2021, riferendo una burrascosa lite tra i due. Gli inquirenti stanno procedendo con le analisi sul materiale sequestrato, tra cui guanti e maglione, indossati dall'indagato al momento della scomparsa di Liliana. "Liliana, che poi è stata trovata all'interno di questi sacchi priva di guanti. Pertanto maneggiandoli avrebbe dovuto lasciare le sue impronte, cosa che non è avvenuta. Sul sacco, uno dei sacchi neri è stata trovata un'imponta palmare di un guanto. Posso pensare che lo stiano verificando adesso." "Però consideri che a distanza di 3 anni e mezzo, esaminare un maglione che magari è stato in quella casa per 15 anni, diventa così una situazione astrattamente possibile, ma poi con con scarsa possibilità di raccogliere un elemento di assoluta certezza per dire: Tu hai ucciso perché abbiamo trovato il pelo di Liliana sul maglione, piuttosto che sul guanto." L'indagato ha lasciato Trieste, è partito dopo aver ricevuto l'avviso di garanzia. È un uomo libero, spiega il legale, e continua a fare la sua vita. .