Il corpo di Liliana Resinovich verrà riesumato a fine gennaio questa la decisione della Procura di Trieste che ha incaricato un collegio di esperti di condurre nuovi esami autoptici per fare chiarezza su una morte ancora avvolta dal mistero. La donna di 63 anni scomparve dalla sua casa di Trieste il 14 dicembre 2021 e fu ritrovata morta il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell'ex Ospedale Psichiatrico a San Giovanni. Il corpo racchiuso in due sacchi infilati uno dall'alto e l'altro dal basso mentre la testa era avvolta in due sacchetti di plastica, la riesumazione è stata segnalata come opportuna dal Antropologa Forense Cattaneo membro del collegio di consulenti che si recheranno in Procura il 26 gennaio dopo un anno di indagini e nonostante le numerose perizie non fu individuata alcuna traccia che potesse far addebitare a terzi la responsabilità della morte, non venne trovato nessun segno di violenza o di gesti riconducibili a qualche costrizione o al trasporto. La Procura ha esclusa una eventuale segregazione di Liliana, fece risalire il momento della morte a pochi giorni prima del ritrovamento dunque non restava che l'ipotesi del suicidio considerata l'unica compatibile sebbene azzardata viste le condizioni in cui era il corpo. A giugno il GIP del Tribunale di Trieste ha rigettato la richiesta di archiviazione smontando l'intera ricostruzione disponendo la riapertura delle indagini e procedendo non più per sequestro di persona ma per omicidio, dunque nuovi esami medico-legali e analisi dei dispositivi digitali delle persone più vicine in particolare il marito Sebastiano Visintin e l'uomo cui liliana era legata affettivamente Claudio Sterpin. La richiesta di riesumare la salma è stata spesso invocata dal fratello di Liliana: "Mia sorella non si sarebbe mai uccisa", non si è opposto neanche il marito: "E' un momento doloroso ha detto ma per me è importante che il corpo di Liliana possa dare delle risposte".