"Spero che la Procura della Repubblica vada a fondo e spero anche che sia fortunata, perché ci vuole un po' di fortuna nel riuscire a trovare il bandolo di una matassa che è stata molto complicata, fortemente analizzata nel tempo e che fino ad adesso non ha prodotto dei risultati". Felice per la riapertura delle indagini, ma perplesso sulle reali possibilità di poter individuare il colpevole. L'avvocato Maurizio Paniz, legale di Elvo Zornitta, l'ingegnere pordenonese assolto dopo essere stato per anni il principale sospettato nell'ambito dell'inchiesta su Unabomber, il misterioso dinamitardo responsabile di diversi attentati esplosivi avvenuti tra il 1994 e il 2006 in Veneto e in Friuli Venezia Giulia, si interroga soprattutto sullo stato di conservazione dei dieci reperti che la Procura di Trieste intende sottoporre all'esame del DNA, confidando nell'efficacia delle nuove tecnologie. Test su cui si basa la riapertura delle indagini. 16 gli episodi attribuiti al misterioso bombarolo del nordest: tubi, bottiglie, confezioni di maionese, candele e pennarelli trasformati in micidiali ordigni esplosivi. In 12 anni, 4 persone sono rimaste gravemente ferite. Secondo il Procuratore di Trieste, Antonio De Nicolo, gli esami consentiranno di stabilire se sia possibile o meno identificare attraverso gli oggetti il responsabile, o i responsabili, dei gravi attentati commessi. "Pensiamo a come sono stati conservati i reperti, sono stati davvero conservati e non contaminati oppure ci sono delle interferenze che ne abbiano impedito una verifica totale". Per poter procedere la Procura di Trieste ha riaperto le indagini per 11 persone, 10 delle quali, compreso Elvo Zornitta, già indagate nel corso dei procedimenti avviati negli anni, le cui posizioni erano poi state archiviate.