Il saluto romano è apologia del fascismo solo se c’è un pericolo concreto di riorganizzazione. Per le Sezioni unite della Cassazione va dunque applicata la legge Scelba, sull’apologia di fascismo, che può scattare però quando ci sia un concreto pericolo, di ricostituzione del disciolto partito da valutare in base a tutte le circostanze del caso. “La sentenza della cassazione è una sentenza scivolosa, nel senso che va interpretata nel contesto e nelle finalità. Afferma che in sé c’è libertà di manifestare il pensiero, anche affermando il pensiero fascista in generale, anche facendo un saluto romano per assurdo, ma se il contesto e la finalità sono per fare una violenza o per insistere e puntare la ricostruzione del partito, allora quello è un reato”. Questa la sentenza con la quale i supremi giudici hanno disposto un nuovo processo di appello per gli otto militanti di estrema Destra immortalati nel 2016 a Milano mentre facevano il saluto romano, nel corso della commemorazione per la morte di Sergio Ramelli, un giovane del Fronte della Gioventù ucciso nel 1975 da un gruppo di militanti della Sinistra extraparlamentare. Erano stati assolti nel 2020 e poi condannati dalla Corte d’Appello due anni dopo. Ora è tutto da rifare. Con questa sentenza di fatto gli ermellini chiariscono che il saluto fascista durante le manifestazioni commemorative, è reato solo se il pericolo di rifondare il partito fascista sia concreto e non solo presunto.