È il 3 dicembre del 2024 quando la Corte d'Assise di Venezia condanna all'ergastolo Filippo Turetta, colpevole per i due magistrati e i sei giudici popolari, di omicidio aggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere dell'ex fidanzata, Giulia Cecchettin, l'11 novembre del 2023. Secondo i giudici l'omicidio è aggravato da solo due circostanze: la premeditazione e la relazione affettiva. I due erano stati fidanzati e il ventitreenne padovano aveva pianificato l'omicidio da almeno quattro giorni. Quelle che invece sono state escluse dalla sentenza di primo grado sono le aggravanti di crudeltà e stalking, quelle stesse per le quali la Procura di Venezia ha deciso di ricorrere in appello. Per l'accusa le 74 coltellate, l'agonia così lunga di Giulia, sarebbero prova di crudeltà. Così come le migliaia di messaggi e di telefonate con cui Filippo Turetta minacciava Giulia ogni giorno, anche quando erano ancora fidanzati, le pressioni e le offese, il farsi trovare dove andava, sarebbero atti persecutori, stalking. Entro il 27 maggio anche la difesa di Turetta può decidere di ricorrere in appello. Ci rincuora il fatto che la Procura abbia impugnato la sentenza, ha commentato l'avvocato Stefano Tigani, difensore di Gino Cecchettin, perché conferma che la richiesta d'impugnazione del nostro collegio difensivo in difesa della famiglia Cecchettin era fondata. .