La conferenza episcopale italiana scende in campo con vigore per tentare di bloccare, in Parlamento, un'operazione che ritiene liberticida e che rischia di introdurre in Italia, sostengono i vescovi, il reato di opinione. Con un comunicato, la Cei dice la sua forte contrarietà al disegno di legge che si sta discutendo alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, contro i reati di omotransfobia. Tutte le discriminazioni, comprese quelle basate sull'orientamento sessuale, costituiscono una violazione della dignità umana, dice la Cei, e pregiudizi, minacce, aggressioni, lesioni, atti di bullismo stalking vanno contrastati senza mezzi termini, ma per questi reati non si riscontra alcun vuoto normativo in Italia e non serve una nuova legge. Introdurla, accusano apertamente i vescovi, sembra solo un modo per sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga, per essere tale, di un papà e di una mamma e si rischia di introdurre nel nostro Ordinamento un reato di opinione, impedendo la libertà personale e l'esercizio di critica e di dissenso.