Pasta, riso, pomodoro, olio, carne, frutta e verdura, latte e biscotti e per le famiglie con bambini anche la cioccolata. 345 famiglie bresciane, italiane e non, segnalate dai servizi sociali, ricevono ogni settimana generi alimentari dal Centro Culturale Islamico di Brescia. Prima del Covid avevamo una media di 50/60 famiglie fisse settimanalmente. Il problema del Covid-19 ha lasciato una traccia bella forte. Dall'inizio dell'emergenza questo centro ha distribuito 30 tonnellate di cibo confezionato, circa 70 quintali di carne 15 e di frutta e verdura. I pacchi, una volta confezionati, vengono distribuiti direttamente dai volontari del centro e così ogni settimana. Le richieste di aiuto da associazioni come questa, ma anche e soprattutto alla Caritas, sono in aumento dall'inizio dell'emergenza. Il 77% delle famiglie già fragili, ha visto cambiare la propria disponibilità economica e il 63,9% ha ridotto l'acquisto di beni alimentari. La metà dei 2,2 milioni di minori in povertà relativa, stimati dall'Istat, rischiano di scivolare nella povertà assoluta, senza misure tempestive per le famiglie. Questo è il quadro che emerge da un'indagine condotta da Save The Children. Non ci sono diversità nella sofferenza, ha ricordato il Vescovo di Brescia, Tremolada, che ha promosso nel cortile della Curia cittadina una preghiera interreligiosa per i morti causati dal Covid-19. I Ministri della Chiesa cattolica, Ortodossa Valdese della comunità islamica si sono riuniti in un abbraccio interreligioso verso un cammino unitario perché siamo tutti uguali, cittadini di una stessa comunità, hanno detto, colpiti indistintamente da quel dolore interiore che solo la morte può provocare.