I vertici della Sanità veronese accusati di omicidio colposo e lesioni colpose gravi e gravissime in ambito sanitario. La Procura scaligera dopo un anno di indagini e ispezioni per il "Caso Citrobacter" nella terapia intensiva dell'Ospedale di Borgo Trento, ha iscritto sette persone nel registro degli indagati. Sono l'ex- Direttore Generale Francesco Cobello, Chiara Bovo all'epoca dei fatti Direttrice Sanitaria del plesso, il Direttore Medico della struttura Giovanni Ghirlanda e il Primario di Pediatria Paolo Biban. Risultano indagate anche la Direttrice di Malattie Infettive Evelina Tacconelli e quella di Microbiologia e Virologia Giuliana Lo Cascio, così come il Risk Manager Stefano Tardivo. La Procuratrice di Verona, Angela Barbaglio, spiega che il loro coinvolgimento è dovuto al fatto che nel momento in cui comparvero le prime avvisaglie della presenza del Citrobacter, avrebbero omesso di adottare quei provvedimenti che avrebbero evitato il peggio. Avrebbero potuto salvare le vite di bambini appena venuti al mondo, Nina, Alice, Tommaso, morti dopo aver contratto questo batterio che si annida generalmente nell'intestino ma che, quando colpisce il cervello, come nel loro caso, provoca danni irreparabili, o Benedetta sopravvissuta ma con conseguenze gravissime. Come sostiene la relazione degli Ispettori inviati dal Ministero già dal 2018 erano a conoscenza del focolaio che aveva coinvolto 89 bambini nell'Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento ma solo quando la mamma di Nina, Francesca Frezza, fece scoppiare lo scandalo, il 12 giugno 2020, decisero di chiudere il punto nascite, individuando poi il batterio nei rubinetti.