Accanto alla moglie e ai familiari di Alika Ogochukwu, sul marciapiede dove la scorsa settimana l'ambulante nigeriano è stato ucciso a mani nude, la presenza di centinaia di connazionali e di esponenti di altre comunità africane. A Civitanova Marche arrivano da varie città d'Italia, le magliette verdi e bianche i colori della Nigeria. Con l'immagine di Alika e la frase in inglese tutti abbiamo il diritto a essere vivi. "Siamo feriti tanto, il nostro cuore. Anche noi abbiamo paura che possa succedere un'altra cosa come questa". "Vogliamo la pace". "Bisogna che ci svegliamo, perché se continua questo a Civitanova, quell'altra a Macerata, l'altra Fermo". "No al razzismo. No all'odio". In carcere, accusato di omicidio aggravato da futili motivi, Filippo Ferlazzo operaio di 32 anni. In corteo la richiesta di giustizia scandita al megafono. "Justice, Alika". "Siamo esausti. Ormai siamo parte integrata di questa società. Abbiamo diritti e abbiamo doveri. Non possiamo essere stranieri rifiutati di una città dove viviamo da sempre. Basta". I canti e le preghiere qui dove nessuno dei passanti a fatto qualcosa per aiutare Alika. "Per me è razzismo. Perché non posso dire che non è razzismo. C'era gente che stava guardando". "Anche se fosse stato un cane qualcuno sarebbe intervenuto. E non è che sto dando la colpa ai singoli che erano lì presenti, sto dando la colpa a quello che è il clima". Non siamo una comunità insensibile, dice il Sindaco. "Civitanova non è razzista in nessun modo. Questo è stato un atto di violenza che noi abbiamo condannato". La responsabilità dell' indifferenza tra chi manifesta e ne sente il peso. "Siamo dispiaciuti, siamo arrabbiati". "Non essere qui sarebbe stato vergognoso, io avrei voluto che qui ci fossero tutti e 40 mila gli abitanti di Civitanova.























