"Un vero miracolo". Lo definisce così un'entusiasta Giulia Bongiorno, il Ministro della Pubblica Amministrazione che, insieme a quello della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha fortemente voluto il Codice Rosso, il disegno di legge contro la violenza di genere da oggi, dopo il voto del Senato, legge dello Stato. Un traguardo importante che cerca di arginare, almeno dal punto di vista normativo, un fenomeno ormai dilagante: 120 in 12 mesi tra il 2017 e il 2018. "Ogni 72 ore muore una donna per femminicidio" ricorda il Guardasigilli. Il Codice Rosso diventa legge proprio quando si sta per celebrare l'ennesimo funerale di una donna uccisa dal suo ex compagno, Deborah Ballesio. "Credo che sia il massimo che si potesse fare a livello legislativo" precisa la Bongiorno. Non ci sono stati voti contrari, ma astensioni. "L'opposizione" - ripete - "si è persa un'occasione, è solo uno spot del Governo". Nonostante il testo sia stato terreno di battaglia, su alcuni punti tutti concordano: introduzione di reati importanti come i matrimoni forzati, le lesioni permanenti al viso e il cosiddetto reato di revenge porn, ossia la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti. Ecco altri capisaldi: corsia veloce preferenziale per le denunce e le indagini, tre giorni al PM dalla notizia del reato per assumere informazioni, sostegno agli orfani delle vittime di femminicidio e inasprimento di tutte le pene previste per i reati sessuali, compreso lo stalking. Nulla di fatto, però, per la castrazione chimica voluta dalla Lega, ma osteggiata da pentastellati e opposizioni. Un segnale importante sebbene perfettibile, ma, come spesso accade, le leggi indicano la strada ma da sole non bastano. Se non ci sarà lo scatto culturale la violenza di genere continuerà. Finché si continuerà a scambiare senso di possesso per amore, desiderio di controllo e predominio per innamoramento nessuna legge fermerà la mattanza.