Muore accoltellato da uno degli ultimi, da uno di coloro cui aveva dedicato l'esistenza. Si accascia sotto questo platano appena dopo le 7 del mattino don Roberto Malgesini, cinquantunenne, sacerdote da prima linea, il prete dei diseredati che a Como conoscevano tutti per il suo impegno al fianco degli emarginati. Lo uccide un tunisino con problemi psichici e provvedimenti di espulsione non eseguiti che si consegna ai Carabinieri. Nella parrocchia di San Rocco, quartiere difficile della città, c'è stupore e sgomento. Io sono musulmana, però lui era, non so dirlo. Cosa aveva di così straordinario? Era simpatico con tutti, quando passava salutava tutti. Tanto dolore qui. Dolore? No, rabbia. Il dolore l'ho provato quando sono morti i miei genitori. Rabbia. Rabbia, tanta rabbia. Lutto cittadino, in città profondo dolore e disorientamento dice il Vescovo di Como monsignor Oscar Cantoni. Una tragedia paragonabile a un martirio, la definisce il direttore della Caritas di Como Roberto Bernasconi. Una tragedia che nasce dall'odio, dice, o la smettiamo di odiarci o tragedie come questa si ripeteranno. Il prete del sorriso, risolveva i problemi con il sorriso e con tanto lavoro umile, silenzioso come quello per l'associazione di volontari che ogni giorno portano la colazione ai senzatetto e ai migranti. Don Roberto muore così al lavoro proprio mentre si preparava per il giro del mattino.