Sono almeno 13 i bandi di concorsi universitari, finiti nel mirino degli inquirenti e 33 le persone sotto inchiesta, fra cui una ventina i docenti, 17 della Statale di Milano e 7 di altri atenei italiani, da Torino a Pavia, da Roma Sapienza e Tor Vergata a Palermo. L'ipotesi degli investigatori è che i professori, come membri delle commissioni d'esame o per avere ottenuto un occhio di riguardo nei confronti dei loro raccomandati, abbiano pilotato negli ultimi tre anni le nomine di ricercatori e professori, per lo più alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Statale di Milano, ma non solo qui. Addomesticamento di gran parte dei concorsi banditi, si legge nel decreto di perquisizione e sequestro, eseguiti nelle scorse ore dai Carabinieri dei NAS, negli uffici dei docenti coinvolti. Fra loro ci sono nomi di primo piano del mondo accademico italiano, come l'Infettivologo Massimo Galli, volto fra i più noti della lotta al Covid, Direttore di Malattie Infettive dell'ospedale Milanese Sacco, prossimo alla pensione. L'accusa nei suoi confronti è di irregolarità in bandi per professore associato, dirigenti biologi e professore ordinario. Secondo gli inquirenti, erano diverse le tecniche messe in atto dai professori per aggiustare i concorsi, per esempio indurre i candidati avversari a non presentarsi, oppure ottenere la nomina di persone fidate dentro le commissioni giudicatrici o ancora, stabilire punteggi in modo da tagliarli su misura del favorito di turno e perfino presentare falsi candidati, che all'ultimo momento si ritiravano. Lo scopo? Simulare forte concorrenza per scoraggiare gli indesiderati, così scrivono gli investigatori.