Un figlio, un altro figlio vittima di disgrazie, follie, pene familiari e un destino affidato ai giudici. Il figlio di Martina Levato, diventata famosa come la donna dell’acido, va affidato ai nonni materni che ne hanno diritto e idoneità. Lo dice il PG della Suprema Corte nella requisitoria del processo arrivato ormai all’ultimo grado. È approdato in Cassazione il caso della coppia diabolica di Milano. Insieme a Martina c’è Alexander Boettcher, colpevoli di una serie di aggressioni con l’acido e il tentativo di evirare un altro uomo, Antonio Margarito. I fatti risalgono al 2014. Boettcher e Levato vennero arrestati in flagranza di reato il 29 dicembre dello stesso anno per aver gettato acido al giovane Pietro Barbini. La Levato e il Boettcher avevano una relazione sentimentale, che è stata descritta dai giornali come morbosa e possessiva. Se la Cassazione dovesse accogliere la tesi del PG e il ricorso dei nonni materni sarebbe annullata la decisione del tribunale di Milano, che ha dichiarato adottabile il piccolo. E sarebbe probabilmente la scelta più saggia, mettere nero su bianco che una madre non è sempre una pia donna, un fulgido esempio di rettitudine solo perché ha concepito. Chiunque può franare sotto il peso dell’emotività, anche una madre che, appena incinta, rovina la faccia di uno sfigurandolo con l’acido.