Pronto, Comune di Firenze. Io ho 84 anni e mio marito ha avuto due ictus e non può andare lui a fare queste cose che non capisce più che spesa deve fare, quindi. Certo. Ho fatto sempre tutto io, ecco. Questa cosa mi ha dato una botta, questa situazione che lei non può immaginare, guardi. E me lo immagino signora, come lei ci sono tante persone anche più giovani di lei che… Sì, sì… L’isolamento per noi anziani è la cosa peggiore. Ecco il call-center per l'emergenza coronavirus di Firenze, quasi 500 chiamate al giorno per usufruire della spesa e delle medicine a domicilio. Ma poi quello che spesso serve è una voce amica. Gli operatori sono una dozzina di dipendenti dell'amministrazione, seguono precisi criteri. Il servizio è dedicato a chi abita nel comune o vi è costretto, a chi ha più di 65 anni o una patologia cronica e a chi non ha un parente nel raggio di 10 km. Rispondiamo a quelle persone che non hanno nessuno che li può accudire, insomma, li può seguire. Le chiamate vengono inoltrate alle varie associazioni di volontariato. Ci spostiamo alla rete di solidarietà del Comune 4 periferia popolosa, qui troviamo Corinne. Noi ci attiviamo, compiliamo una scheda che ci è stata fornita dal Comune, in cui prendiamo tutti i dati della persona, la mandiamo al referente della parrocchia più vicina all’utente che ci chiama e da lì attiviamo un volontario che consegna o la spesa o i farmaci nell'arco di una o due giorni. Pit è il nostro volontario, è un manager, prende e consegna medicine e da buon olandese pedala. Qualche chilometro su una strada deserta, così vede l’Italia. Vedo un’Italia molto solidale. Ci sono tante persone perbene. E poi c’è la consegna nell’androne. Dal vetro il signor Cesare ci saluta. Speriamo finisca presto questa situazione. Si riprende a fare il teatro. Abbiamo fatto I Promessi Sposi con la festa a Milano e ci ricorda un po’ questa parte qui. Lei che parte faceva? Facevo l’untore. Certe situazioni sono più facili nella finzione.