Decine e decine di chiamate e una diagnosi al telefono. I medici di base, ogni giorno, rispondono alle telefonate dei loro pazienti che lamentano: sintomi influenzali, tosse e febbre. È l'esercito degli invisibili, dei cosiddetti sommersi, malati ai quali il medico di famiglia non può eseguire un tampone, ma che, in molti casi, presentano un quadro clinico da sospetto contagio da coronavirus. Sono tantissimi ai quali non viene fatto il tampone perché di solito li teniamo sotto controllo telefonico per circa 5 giorni, dando degli antipiretici. La dottoressa Pozzi lavora a Pioltello, nell'hinterland milanese, e raggiunge tutte le mattine l'ambulatorio. Adesso meno, l'hanno capito, però, inizialmente, anche solo fino ad una settimana fa, avevo sempre l'assembramento davanti alla porta dello studio, quindi: li mettevo a distanza di un metro l'uno dall'altro, chiedevo se avessero febbre e tosse, li invitavo ad andare immediatamente a casa e a contattarmi telefonicamente e gli altri, uno alla volta, li facevo entrare in studio, li visitavo e vedevo quali sono le loro problematiche. Il dottor Maurizio Magnani lavora invece in centro a Milano. I tamponi servono anche a noi medici - spiega - anche perché anche noi possiamo ammalarci e trasmettere il virus - dichiara - e questo purtroppo, accade con estrema facilità. In Italia, secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità, sono oltre cinquemila i professionisti sanitari che hanno contratto un'infezione da coronavirus. La situazione in questi giorni è abbastanza drammatica, riceviamo veramente 100-150 chiamate al giorno. Presto in campo a Milano ci saranno le unità speciali per la gestione domiciliare dei pazienti con sintomi sospetti e che non necessitano di ricovero ospedaliero. Sì, dovrebbero essere coordinati insieme a noi, stiamo aspettando le direttive dagli amministrativi, nel frattempo, però, attraverso i i sistemi che mi sono costruito, attraverso la cooperativa a cui appartengo, che si occupa dei cronici, ci siamo già attivati e monitoriamo, con semplici sistemi, i pazienti.