9391. Eccomi. Ciao. Ciao, grazie. Il rider ha ritirato la consegna e andrà ora dal cliente. Il cibo arriva così, nei contenitori termici, e chi vuole ordinare un piatto di qualsiasi specialità ha bisogno di qualcuno che trasporti il pranzo o la cena. Prima, avevamo tantissime consegne a pranzo, in tutti gli uffici di Milano, eccetera. Credo che sia cambiato un po' il mondo, nel senso che gli uffici non ci sono, gli studenti ci sono e, secondo me, è diverso il pubblico che chiede le consegne. Facciamo solo un piatto, il famoso poke di origine hawaiana, in realtà siamo un format californiano. Ma come vanno le consegne in questo periodo? Molti ristoratori si sono dovuti adattare, nelle cucine il menù è cambiato, si punta maggiormente a piatti semplici, non troppo elaborati e che possano reggere un breve viaggio in bicicletta o a piedi. Alessandro è uno chef che lavora in zona Porta Venezia. Prima, magari si compravano anche dei gamberi rossi, piuttosto che del pesce, attualmente vista la poca e la scarsa richiesta andremmo a buttare via tutto quanto, in questo momento. Al giorno, quante richieste avete? Una decina, dieci o quindici richieste che nel weekend aumentano del 20 per cento. È andata bene Pasqua, il giorno di Pasqua abbiamo fatto un menu dedito e abbiamo lavorato molto bene. Quali sono state le perdite del settore, ad oggi? 30 miliardi di euro, ad oggi. Ogni mese di lockdown equivale a 8,3 miliardi di perdita. Per fortuna c'è anche chi si dà da fare e cerca di raggiungere il maggior numero di clienti. Ci siamo inventati questa nuova cosa, che lanceremo a brevissimo, di arrivare dove i delivery normali non arrivano, quindi abbiamo diviso la città in spicchi e andiamo fino alle Province, oltre l'ultima frontiera, diciamo, l'enterprise. Per esempio, se vuoi fare l'aperitivo a casa, visto che gli aperitivi fuori non si possono più fare, ti portiamo polpette al formaggio, nachos e quello che vuoi in termini di birra. Alcuni ristoratori ritengono i costi delle piattaforme food delivery molto alti e così, si sono ingegnati diversamente per consegnare i loro piatti. Voi, non immaginavate di poter lavorare in questo modo, solo con consegne a domicilio? Assolutamente no, l'idea era quella di lavorare anche con la consegna a domicilio, ma era un'opzione in più rispetto a quello che c'eravamo preventivati. Abbiamo cercato di riportare, a casa dei milanesi, i prodotti che comunque conoscevano già, per cui abbiamo riadattato un po' quella che poteva essere la presentazione del prodotto che meglio si presta alla spedizione, ma in verità siamo rimasti abbastanza fedeli all'originale. È l'ora di pranzo, ci troviamo in centro a Milano, vediamo come si sono organizzati i ristoratori per la consegna del cibo. Come vi state organizzando? Semplicemente con i nostri contatti, con i nostri clienti che vengono da una vita, che ci seguono da una vita. Alla riapertura, nei locali, dovranno essere rispettate le distanze di sicurezza e molti ristoranti, che avevano decine e decine di coperti, si ritroveranno a dover ridurre drasticamente il numero dei posti. Quanti posti avevate prima? 140. E adesso? Con i nuovi calcoli saremo sui 55 o 60.