Una tenda da campo all'ingresso è il primo filtro per chi arriva all'ospedale di Cremona. Qui sono stati portati i pazienti contagiati dal coronavirus nella zona del focolaio lodigiano. È la struttura sanitaria più vicina e, da quando è scattata l'emergenza una settimana fa, gestisce una situazione straordinaria. Sospesa l'attività ambulatoriale e quella degli interventi chirurgici programmati. “Le maggiori difficoltà sono il numero di pazienti con problematiche serie, che è in aumento, il numero di casi di polmonite da coronavirus, come si evince dai dati che emergono dalla Regione e dai dati nazionali. Questo implica una maggiore necessità di lavorare in rete. L'epidemia corre rapidamente e noi dobbiamo modulare quasi quotidianamente l'organizzazione del sistema. Stiamo lavorando in tantissimi e in tantissime ore”. Situazione tamponi e lettura dei tamponi. “I tamponi vengono fatti dall'inizio dell'epidemia, fino ad oggi li abbiamo sempre inviati al Policlinico San Matteo di Pavia. Dai prossimi giorni saremo in grado di leggerli direttamente qua a Cremona, quindi questo renderà il percorso diagnostico più semplice, più rapido”. “In una fase avanzata dell'epidemia come questa non possiamo tamponare migliaia di persone, ma ci limiteremo solo ai pazienti con sintomatologia”. Le ricadute negative dell'emergenza ci sono. Cremona non può da sola farsene carico, dice il sindaco. “Certamente, essendo al confine con la zona rossa, che resta l'unica zona di focolaio, come la Regione ci ha spiegato, noi ci siamo fatti carico anche di una serie di incombenze ulteriori. Le imprese ritorneranno a pieno regime a lavorare. Bisogna aiutarle, sostenerle, e questo lo chiediamo a Governo e Regione. Chiediamo a Regione, e sappiamo che lo sta facendo, di avere un aiuto particolare di mettere in rete le risorse che ci sono. Più personale, più presidi e riorganizzazione delle strutture in modo tale da far fronte a questa emergenza”.