“È costato poco in termini di impegno perché alla fine si trattava solo di, primo, ridurre l'accesso dall'esterno per evitare ovviamente il contatto e, secondo, adottare i meccanismi di protezione individuale, anche perché dei nostri 40 pazienti circa un terzo sono pazienti cronici”. La decisione di isolarsi in questa residenza per anziani a Capralba, nel cremonese, è stata presa a febbraio, una settimana prima del paziente uno di Codogno. Vi siete preoccupati prima che il coronavirus arrivasse in Italia. “Sicuramente la paura ha giocato un effetto importante. La proprietà si era già portata avanti investendo diverse migliaia di euro per l'acquisto di dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti e quant'altro). Più virologi dicevano “la possibilità che arrivi in Italia è zero”, e ci sono diversi video su YouTube. In effetti bisognava pensare che, come è successo in Cina e come è successo sulla nave da crociera, basta una persona che sia affetta dal virus e si rischiano davvero delle stragi”. Poi il destino ha voluto che proprio a pochi chilometri da qui si verificasse il primo caso in esame. “Esatto. Tenga presente che ci troviamo tra due grossi fuochi: Lodi e Bergamo, che sono stati i principali focolai”. Nessun contagio tra gli anziani assistiti. “Sono risultate delle polmoniti, ma non avevano le caratteristiche del Covid, e i pazienti poi sono guariti. Le uniche persone, qualche settimana fa, rimaste a casa sono due infermieri che avevano sintomi da raffreddamento”. Il momento più difficile, forse, deve ancora arrivare. “Ovviamente prima o poi dovremo in qualche modo aprire, quindi l'esperimento più difficile sarà quello della seconda fase”. Carlo Del Boca, medico della RSA, è un ex primario dell'ospedale di Cremona. “La prudenza premia. Penso proprio di sì. Per questo, se vogliamo, diciamo, dare un una sintesi sicuramente premia, come premia la riduzione della burocrazia, come premiano le decisioni condivise, come premiano la tempestività delle soluzioni adottate”.