“Che cosa le posso preparare? Due gamberoni al cognac...” “Ok, allora, Ale, una Margherita Funky, una Monte San Biagio e una Monti Lepini”. “Arrivano subito”. Trastevere, oltre ad essere uno dei quartieri più caratteristici della capitale, è anche uno dei più frequentati. Bar, ristoranti e pub sono chiusi, ma in tante cucine si continua a lavorare. “Avete avuto già delle disposizioni e come vi state organizzando in questo momento?” “Per il momento non abbiamo alcuna disposizione. Si pensa che questa sarà la nuova distanza fra un tavolo e l'altro e questo, come capite bene, non ci permetterà chiaramente di avere il numero di posti e di mantenere il numero di posti attuale. L'unica possibilità che ci resta è proprio quella del delivery, infatti oggi iniziamo con l'apertura della pizzeria. Questa è la nostra forma di resistenza proprio perché lavoriamo con piccoli produttori del Lazio che devono essere sostenuti anche da attività come la nostra”. “Servirebbero naturalmente degli aiuti dallo Stato perché non tutte le realtà come le nostre possono permettersi di fare servizio a delivery dovendo rioccupare nuovamente tutto il personale. Abbiamo fatto delle iniziative nostre per la sicurezza anche alimentare dei clienti, come questo prodotto che disinfetta - è a base alcolica - i prodotti prima di essere o cucinati o mangiati crudi”. Non sia ha ancora nessuna certezza sulla data di riapertura di ristoranti, pub e bar, ma oggi la priorità è mettere in sicurezza i locali. “Ad oggi di indicazioni ufficiali non ce ne sono e comunque bisogna fare attenzione che queste indicazioni non siano troppo stringenti andando magari oltre il necessario, perché questo inciderebbe ulteriormente su una categoria che oggi è al collasso economico. Se, ad esempio, dovessimo applicare una distanza fra i tavoli di un metro, pensi che si ridurrebbe la redditività dei nostri locali del 30-40%”. Tra le ipotesi, appunto, la possibilità di utilizzare gli spazi esterni. “Noi facciamo due proposte a costo zero per la finanza pubblica, ci piacerebbe avere anche una risposta: la prima, non comprendiamo come mai in tutta Europa sia possibile fare asporto e in Italia no; la seconda, un appello ai comuni - Decaro, il presidente dell'Anci, sembra averlo già raccolto: di permettere questa estate degli spazi all'aperto più ampi gratuitamente per i locali, anche per permetterci di lavorare con i nostri clienti con un maggior livello di sicurezza. Se non ci saranno aiuti concreti da parte dello Stato, è oggettivo, stiamo parlando di una perdita di fatturato di questo settore di 30 miliardi di euro, stiamo parlando di 50 mila pubblici esercizi, bar, ristoranti, magari il ristorante sotto casa, che rischiano di non riaprire perché sono in un'enorme crisi finanziaria e rischiamo purtroppo di non poter dare lavoro a circa 300 mila persone”.