Nelle scuole italiane sono rimasti appesi i disegni di carnevale e così, sospesi, sono rimasti i bambini. Il presidente Mattarella ha parlato di scuole chiuse come di una ferita aperta, ma nell'ultimo Dpcm la parola bambini compare soltanto tre volte e sempre associata a dei divieti. Si aspettava qualcosa di più e di diverso? Si, noi viviamo i bambini sempre come un problema. Un Paese che si divide solo sulle date di apertura delle scuole e non mette comunque la salute psicologica e fisica dei bambini al primo posto, da tutti i punti di vista è un Paese che rischia di non avere chiara l'idea di futuro. Incontriamo il sindaco Nardella, proprio perché da Firenze è partito un progetto sui centri estivi con piccoli gruppi e più operatori, nonostante quel "dimenticateli" del Presidente dell'Istituto Superiore di Sanità. A volte ho l'impressione che i nostri medici si comportino più da Ministri che da consulenti. Il calendario comunque ha altre scadenze più ravvicinate, che risposte si possono dare a quei genitori che devono rientrare al lavoro il 4 maggio? I sindaci hanno fatto due proposte: aree verdi con ingressi contingentati e controllati per consentire ai bambini attività ludiche, ricreative su turni magari di un paio d'ore. Il secondo suggerimento è di poter utilizzare questo servizio come alternativa al bonus baby sitter. Ci siamo resi conto di quanto la scuola oggi sia centrale nella vita della società intera e come i ritmi della famiglia siano scanditi dai bambini e non il contrario. Non era questa l'occasione per ripensare il calendario scolastico? Sì, abbiamo perso molte occasioni. Dobbiamo cogliere la straordinaria opportunità di questa situazione, seppure difficile, per cambiare il funzionamento complessivo della scuola. Io sono anche padre e vedo guardando i miei figli, ascoltando i genitori dei loro compagni, quanto sia difficile anche organizzare i corsi online. Possiamo avere l'attenuante che la scuola non era pronta ad un'emergenza così grande, ma ora che abbiamo imparato la lezione, a proposito di scuola, non possiamo più sbagliare. È la scuola di domani non può essere più quella di ieri.