Il piano si chiama “Back on track” (“Tornare in pista”). Il riferimento all'anima racing della Ferrari è ovvio, ma questa volta la pista è un'altra. È la strada che porta a un ritorno alla normalità produttiva e sportiva. L'obiettivo della casa automobilistica italiana non è anticipare la riapertura - la data per il ritorno in fabbrica sarà decisa dal Governo ovviamente - ma aprire in modo sicuro. Il progetto, nato dalla collaborazione con un pool di virologi e di esperti, e patrocinato dalla Regione Emilia-Romagna, permetterà alla Ferrari di affrontare in maniera realista e coscienziosa la cosiddetta fase 2. Il ritorno in pista è stato pensato a fasi. Il personale Ferrari sarà prima di tutto supportato da specialisti nelle sedi di Modena e Maranello nell'attuazione del protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro. Su base volontaria la fase successiva prevede uno screening con analisi del sangue ai dipendenti e alla comunità Ferrari, quindi anche ai famigliari. Questo permetterà di definire un primo quadro dello stato sanitario della popolazione aziendale, per poi passare alla fase 3. “Dare alle nostre persone un'applicazione che permetta di tracciare i contatti in modo tale, in caso di positività, di riuscire a barrierare immediatamente quello che è un possibile focolaio di contagio”. Tutto nel nome della privacy e della tutela dei lavoratori, come ha ammesso il Presidente John Elkann, il quale spera che il piano “Back on track” possa essere non solo un primo passo, ma soprattutto un esempio.