Il capo della rivolta via PEC, è Roberto Rosati, imprenditore del tessile pratese. Centinaia le aziende che hanno indirizzato un'email al Governo del Territorio, oggetto unico della comunicazione: la riapertura dell'attività produttiva. La Prefettura ha fatto la Prefettura e ha avvisati i dissidenti che ci sarebbero stati dei controlli e che nessuno sgarro sarebbe stato accettato. Così, alla Fortex, si sono ritrovati soltanto i giornalisti per indagare il senso di questa battaglia in ritirata. Noi, siamo portatori di un messaggio di disperazione di tutte le parti in campo del distretto industriale pratese, noi, sappiamo che protrarre ancora ulteriormente la chiusura delle aziende, porterà, nel giro di pochi mesi, a una chiusura certa di almeno metà delle aziende pratesi. È un po' anche una lotta di classe, questa, per le aziende pratesi, perché si sentono discriminate rispetto ai grandi big del lusso. Loro hanno muscoli per farsi fare le expertise per verificare le condizioni di sicurezza dell'azienda e dopo 30 secondi hanno riaperto. Lo spazio a disposizione nei capannoni, qui, non manca e le aziende sostengono di aver organizzato formazioni e forniture di dispositivi. Dobbiamo aggiungere che la filiera, però è molto frammentata e costituita anche da piccole realtà. La sicurezza nei grandi lanifici non può essere quella della piccola orditura, tanto che anche i sindacati hanno espresso non pochi dubbi. I rivoltosi torneranno alla carica nei prossimi giorni, nel frattempo, sta tentando una faticosa mediazione politica il Sindaco di Prato. Noi, abbiamo detto che fuori dalle leggi non si può stare nemmeno comprendendo l'ansia da riapertura che hanno. Nello stesso tempo, per coloro che si assumono tutti gli oneri di sicurezza massima, adesso arriva il momento di una data di riapertura certa, prima di quella del 4 maggio.