Il numero dei decessi da fine febbraio ad oggi, la fornitura dei dispositivi di sicurezza per il personale, le comunicazioni con le famiglie sono i punti centrali delle inchieste aperte sulle RSA, Residenze sanitarie assistite lombarde. Si indaga a Sondrio, Como, Lodi, Bergamo e Milano. Inchieste destinate ad allargarsi e aumenta il numero degli iscritti nel registro degli indagati, iscrizioni utili per procedere alle perquisizioni, come avvenuto per il Pio Albergo Trivulzio dove gli uomini della Guardia di Finanza hanno sequestrato cartelle cliniche e atti per l'intera giornata, una mole ingente da quello che trapela. La residenza per anziani più famosa di Milano conta il numero più alto di decessi, 143, e i dipendenti denunciano la sparizione di lastre e tac. Il direttore Giuseppe Calicchio è stato iscritto nel registro degli indagati. Epidemia colposa e omicidio colposo le accuse mosse dalla magistratura nei confronti dei vertici delle strutture, dal Don Gnocchi, che le definisce accuse infondate e per cui ci sono quattro indagati, alle RSA dei quartieri milanesi di Affori, Corvetto e Lambrate. Intanto a difesa della Baggina, come amano chiamarla i milanesi, sono scesi in campo una novantina di medici che in una lettera sostengono che il 23 febbraio le mascherine erano state distribuite al personale ritenuto a rischio. Diversa la versione di alcuni infermieri e operatori sanitari che raccontano di essere stati costretti a toglierla fino a metà marzo. Due le segnalazioni inviate dai sindacati alla direzione per sollecitare l'utilizzo delle mascherine, l'11 marzo prima, il 16 marzo poi. Undici giorni dopo, il 27 marzo, arriva la diffida. Al lavoro anche i NAS che stanno procedendo con ispezioni a tappeto in diverse case di riposo della Bergamasca. “Sono 1822 i decessi registrati nelle case di riposo lombarde” ha dichiarato il Presidente dell'Istituto Superiore di Sanità lo scorso 10 aprile.