Sono due lettere di condoglianze per la morte della mamma di un nostro parroco e per la morte anche di un caro ex dipendente, proprio del Comuni di Albino, nonché membro della banda cittadina, a 70 anni è morto anche lui, purtroppo. È vero, sono calati i numeri, però dietro i numeri ci sono delle persone. Sono passate 5 settimane dal 23 febbraio, il giorno in cui è stato accertato il primo caso di paziente positivo al Covid-19 nell'ospedale di Alzano lombardo. Da quel giorno, la Val Seriana, e poi tutta la provincia di Bergamo, sono state travolte da un'ondata di morte. Albino è il Comune più grande della Valle e qui, come in tutti gli altri Comuni, i conti non tornano. L'anagrafe ha registrato 145 decessi a fronte dei 25 decessi nello stesso periodo, ma dell'anno scorso; mentre i dati ufficiali riportano che per Coronavirus sono morti, qua ad Albino, 30-32 persone, quelli che sono certificati, che probabilmente sono morti in ospedale e quindi hanno potuto giovare del tampone. Le carte degli annunci mortuari hanno ormai preso il posto dei cartelli pubblicitari nelle strade. Fuori dei pochi negozi aperti non c'è neanche la fila per il pane e l'edicolante ha messo una scala davanti alla porta, per evitare che i clienti entrino, li aspetta lui, in piedi dietro il vetro, per il resto ci si affida alle consegne a domicilio. Dopo aver fatto fronte a un'emergenza in cui la priorità era salvare vite umane, ora, i Sindaci iniziano a fare i conti con i problemi dei più deboli: anziani, disabili e chi è rimasto e rimarrà senza lavoro. Il primo aiuto stanziato dal Governo è quello del Fondo per aiutare chi i soldi per fare la spesa non li ha. Non so quanto si potrà fare con questi 95 mila euro, secondo me, sono una goccia nell'oceano rispetto quanto davvero servirà per la ripartenza. Intanto, alle 12:00, si celebrano le vittime con la bandiera a mezz'asta e un minuto di silenzio in una città dove si ha ancora paura ad uscire di casa.