Mazzette e promesse di posti di lavoro in cambio di una mano per l'aggiudicazione degli appalti nella Sanità pubblica, in una sola parola: corruzione. È questo il reato che i magistrati della DDA di Palermo contestano all'ex governatore della Sicilia Toto Cuffaro, che ha già scontato una condanna per favoreggiamento alla mafia, al deputato di Noi Moderati Saverio Romano e ad altre 16 persone. Per tutti gli indagati la Procura diretta da Maurizio De Lucia ha chiesto la misura degli arresti domiciliari. Per i magistrati palermitani, l'ex governatore della Sicilia, attraverso le sue influenze, sarebbe stato il collettore delle richieste di aziende e privati, per i quali avrebbe messo a disposizione le sue conoscenze al fine di pilotare gare e assunzioni nella Sanità, anche per rafforzare il suo consenso politico. I Carabinieri del ROS, incaricati dalla Procura, hanno effettuato decine di perquisizioni. Passate al setaccio anche la casa di Cuffaro ed i suoi uffici. Il leader della Nuova Democrazia Cristiana si dice tranquillo e pronto a chiarire la sua posizione. Gli fa eco, da Roma, il deputato di Noi moderati, Saverio Romano. "In questa vicenda, il sottoscritto non ha mai ricevuto alcuna promessa, né di assunzioni né di altro, per la semplice ragione che non ho mai chiesto nulla a nessuno, e perché non mi sono mai occupato di questa vicenda. È una vicenda abnorme, surreale, alla quale però, non solo non mi sottraggo, ma dall'altro lato rispondo colpo per colpo". Toto Cuffaro e Saverio Romano dovranno comparire davanti al GIP il prossimo 14 novembre. .























