Un fiume di persone si riunisce davanti a Radio Aut, la radio libera e autofinanziata dalla quale, per un anno, dal 25 aprile del '77, Peppino Impastato mandò in onda la satira irriverente con cui denunciava lo strapotere della mafia e l'arroganza dei boss, in un epoca in cui nessuno osava nemmeno pronunciare la parola mafia. Poté farlo fino a quando il tritolo spense la sua voce il 9 maggio del '78. "Inizialmente anche dal suo stesso paese lo presero un po' per un pazzo, poi sappiamo. Però i giovani sanno chi lui e che si è battuto per i propri ideali". Per ricordarlo, 46 anni dopo, migliaia di ragazzi sono arrivati da ogni parte d'Italia. "Da Montesilvano, Abruzzo. trattiamo da ormai mesi di questi argomenti riguardanti mafia e criminalità organizzata". Un esempio Peppino Impastato, che supera i confini e arriva ancora più lontano. Darren è irlandese, è venuto qui apposta, perché la storia della resistenza alla mafia di siciliani come Peppino, è stata per lui di grande ispirazione. In testa al corteo, con il fratello di Peppino Impastato, Giovanni, c'è il padre di Ilaria Salis. "Io credo che la lotta alla mafia e la lotta al fascismo siano accomunati dalla stessa volontà di non sottostare a dei soprusi". Presenti anche gli ex sindaci Leoluca Orlando, Mimmo Lucano, Renato Accorinti. Sventolando bandiere della Pace, della CGIL e della Palestina, con il pensiero anche alle vittime della guerra e del lavoro, da Terrasini a Cinisi si muove un lungo corteo, verso la casa in cui l'attivista e giornalista viveva, a cento passi da quella del boss Tano Badalamenti, condannato per il suo omicidio. Entrambe le palazzine sono ora luogo di memoria e legalità.























