Sono venuti in migliaia, non solo da altre città della Calabria, ma da tutta Italia: Arci, Anpi, CGIL, consiglieri di piccoli comuni o esponenti politici più noti, i cittadini e i volontari delle associazioni che, da domenica 26 febbraio, aiutano ogni giorno i superstiti e i familiari della strage di Steccato di Cutro. In mano i fiori da deporre in acqua, tutti uniti per dire che occorre fermare la strage nel Mediterraneo e per chiedere verità su quanto accaduto quella notte. "Oggi abbiamo visto, qui in Calabria, a Crotone la Guardia Costiera scortare un barcone di 500 persone, che è entrato in porto, perché questo non è accaduto anche quella notte.", "Mi auguro che sia un indagine che non si fermi solo al cosiddetto scafista." Prima dell'arrivo del corteo in spiaggia, una residente si affaccia al balcone la colpa è degli scafisti, state strumentalizzando questa tragedia dice, i manifestanti rispondono così. La croce di legno realizzata con i resti del barcone viene portata, di nuovo, in spiaggia; il minuto di silenzio e le preghiere per le vittime sono poca cosa di fronte alle parole di chi è sopravvissuto, ma ha perso qualcuno.