"Sono passati 10 anni ma il ricordo di quella notte, la notte del 13 gennaio del 2012 è ancora molto vivo." "E' come se l'avessi vissuta ieri. Mi chiama il sottufficiale d'ispezione e non la sala operativa. Ecco già questa era un'anomalia. Mi disse, guardi c'è una nave da passeggeri, una nave da crociera in difficoltà. Si è perso molto tempo inizialmente, quel tempo poteva essere molto prezioso perché all'inizio la nave era sostanzialmente in assetto e quindi poteva operare, poteva mettere a mare le scialuppe etc. In quel momento la nave era ferma. Fu fatta un'altra, un altro piccolo errore, un altro grosso errore in quel momento, cioè, fu deciso di sbracciare le scialuppe di dritta. Ora la nave era inclinata a dritta, quindi sbracciando le scialuppe di dritta aumentava, si aumentava il momento torcente, quindi si aumentava lo sbandamento. Altro errore fu quello di ammainare, in realtà inizialmente di appennellare cioè non dar fondo completamente l'ancora di dritta anziché di sinistra. Questo venne rilevato come l'altro aspetto nella perizia dell'Ammiraglio, del capo degli ispettori della Procura, l'Ammiraglio Cavo Dragone, l'acqua del mare era molto fredda quindi la nostra paura era che la gente finisse in acqua e lì le avremmo probabilmente, ne abbiamo perse tante persone. Si verifica una circostanza per cui una persona che già era seduta a bordo si alza per cedere il posto a una mamma, mi pare con due bambini. Giuseppe Di Girolamo si alza, il batterista della band che suonava a bordo della Concordia e lascia il posto. Giuseppe Di Girolamo però non sa nuotare e lascia il posto come se dovessero fare con questa scialuppa una traversata chissà che cosa. Ecco lì occorreva che cosa? Che il comando dicesse no, fermi. Non c'è problema sono 36 metri. Chi aveva l'autorità doveva derogare, quindi Giuseppe Di Girolamo doveva e altri potevano trovare posto su quelle scialuppe del lato dritto. Lì poi fu fatta un'altra scelta sbagliata, cioè quella di fare la catena umana per passare da sinistra a dritta. La nave però era molto inclinata, talmente inclinata che diciamo il cavo dell'ascensore in fondo era pieno d'acqua, quindi erano sostanzialmente dei pozzi. La nave inclinata fece sì che poi questa catena umana di persone che si tenevano per mano per passare da una parte all'altra si spezzasse, si sia spezzata e molte persone caddero nel cavo di questo posto tra cui anche la bambina Dayana Arlotti. Il papà ci si tuffò dietro e fu ma anche tante altre persone erano dentro. Molte di quelle persone in realtà furono poi salvate dall'intervento generosissimo del vicesindaco dell'Isola del Giglio, Mario Pellegrini e del Dr. Cinquini." "Anche il Comandante dei Vigili Urbani Roberto." "Roberto Galli a terra è un'altra persona che ricordo con piacere. Era arrivato sullo scoglio della gabbianara, cioè di fronte alla nave e aveva constatato di avere dinnanzi a sé il comandante della nave, e quindi gli chiese, mentre il comandante della nave mi diceva di essere su una scialuppa era davanti a Galli, a terra, e Galli chiese al comandante della nave se volesse tornare a bordo, che lo avrebbe favorito, gli avrebbe dato una barca etc. etc. Mi si chiede, ma che cosa avrebbe potuto fare? Avrebbe potuto per esempio riprendere contatto con noi." "Lei non lo nomina mai." "No perché per me non è una persona, in quella circostanza, ma il comandante della nave, cioè la funzione." "Però gli altri li nomina." "Sì perché con gli altri si è sviluppato un rapporto. C'era durante quella notte stessa anche se non ci conoscevamo, perché al di là della funzione eravamo delle persone che tentavano quindi di aiutarsi e di aiutare. Ecco perché c'è un rapporto umano." "Lei vada a bordo. E' un ordine. Lei non deve fare altre valutazioni. Lei ha dichiarato l'abbandono nave. Adesso comando io. Lei vada a bordo. E' chiaro?" "Riascoltando ancora adesso quella telefonata, lei che sensazione prova?" "L'abbandono del comando non è semplicemente la fuga della persona non interessa questo. Non è il fatto personale è la funzione perciò io non nomino, è la funzione che viene meno e poiché viene meno la funzione la gente fa quello che può. Alcuni ufficiali sono rimasti facendo quello che potevano ma in maniera disarticolata, disorganica e quindi non coordinata. I soccorsi si devono coordinare, il coordinamento dei soccorsi. Ecco che cosa rimane, il dispiacere perché avremmo potuto e dovuto salvarli tutti. Mi viene in mente la vicenda dell'ufficiale, Serra si chiama sì. Un ufficiale di bordo della nave che aveva in cura le persone con mobilità ridotta, con difficoltà. Tanto fa e tanto insiste finché non riusciamo a portare l'elicottero sulla verticale della zona. Lei ce la descrive perché poi è al buio, una nave di 300 metri. Lei, loro si trovavano in una zona interna. Ma riesce a darci indicazioni così precise, chiare che alla fine l'elicottero con l'aerosoccorritore ci arriva e quindi poi li portano via." "Riguardando indietro nel tempo, se dovesse pensare alla Concordia con un'immagine, cosa le viene in mente?" "A bordo della nave c'erano marito e moglie e il loro bimbo. Giuseppe si chiama questo bimbo. Discesero attraverso la biscaggina. Il bambino però era piccolissimo. Al buio aveva paura e piangeva piangeva forte. Il papà scendeva le scale alla biscaggina di corda quindi teneva il bimbo in braccio e con l'altra mano era una situazione. A un certo punto il bambino si dimena, piange e cade, gli sfugge. Però cade su una di queste zattere aperte sotto e quindi adesso Giuseppe sta bene. Quando abbiamo fatto quel soccorso, nessuno aveva chiesto soccorso, ma era necessario farlo subito per non arrivare troppo tardi." "C'è qualcosa che non rifarebbe?" "Io rifarei tutto quanto, perché ancora oggi non riesco a vedere delle vie più efficaci per fare il soccorso.".























