Senza interventi immediati e mirati i tumori faranno più vittime del Covid. A due anni dall'inizio della pandemia non c'è nessuna ripresa nel sistema ospedaliero e l'accumulo dei ritardi è enorme. Questo il grido d'allarme dei chirurghi ospedalieri italiani che arriva dal sondaggio sull'emergenza Covid. Il 65% degli ambienti destinati all'attività chirurgica hanno attività ridotte o assenti. Lo scorso anno erano poco più del 70%. Gli interventi fatti finora dunque non sono stati sufficienti e si stanno accumulando gravissimi ritardi sia nella chirurgia programmata che in quella oncologica, nelle patologie benigne e in quelle d'urgenza. Se va avanti così, teme Marco Scatizzi Presidente dell'Acoi, la sanità bloccata dal virus farà più morti della pandemia. Il sondaggio dell'associazione fotografa una situazione preoccupante, oltre alla indisponibilità parziale o totale degli ambienti destinati alla chirurgia, viene evidenziata da mancata ripresa della chirurgia programmata. Nel 46% dei casi infatti quest'ultima è inferiore al 50%. Nel 32% dei casi si è rallentata o fermata anche l'attività chirurgica oncologica senza che i pazienti siamo stati assistiti altrove. Non solo mancano i reparti, ma anche anestesisti e personale. Nel 40% dei casi gli interventi sono stati rinviati per assenza di personale. Quanto alle regioni i dati parlano da soli, la diminuzione dell'attività chirurgica in Valle d'Aosta raggiunge l'80%, in Veneto il 70%. La riduzione delle sedute settimanali di chirurgia programmata in Friuli Venezia Giulia è pari al 60%, nelle Marche arriva al 70%. Allarmante il dato sull'aumento delle liste d'attesa dei pazienti chirurgici: 50% in Emilia Romagna, 30% in Puglia. A un primo sguardo appare anomalo che siano più in sofferenza proprio le regioni settentrionali, ma il motivo è che al nord ci sono più no vax, sottolinea l'Acoi, quindi meno vaccinati per questo le strutture ne risentono maggiormente. Ecco il dato forse più inquietante del sondaggio per la prima volta il 9% della popolazione ospedaliera non fa più richiesta di chirurgia d'urgenza e nel 90% dei casi gli interventi programmati non sono neanche dirottati in altre strutture, questo significa che c'è un enorme massa di pazienti, anche oncologici, che è al di fuori del sistema delle cure. In questo modo, avverte Scatizzi, rischiamo una strage di invisibili e si rischia il lockdown definitivo della sanità pubblica.























