Una ricerca italiana potrebbe dimezzare i decessi tra i pazienti Covid-19 ricoverati in terapia intensiva. Lo studio, guidato e coordinato dal Policlinico Sant'Orsola di Bologna, spiega le cause dell'elevata mortalità. Due semplici esami fatti precocemente e il supporto delle cure possono contribuire a salvare molte vite. Il virus, dimostra lo studio, può danneggiare le componenti del polmone, gli alveoli che prendono l'ossigeno e cedono l'anidride carbonica e i capillari, i vasi sanguigni dove avviene lo scambio. Se alveoli e capillari vengono entrambi aggrediti muore più della metà dei pazienti, circa il 60%; quando una sola componente è compromessa è un malato su cinque a non farcela. Ora i pazienti più a rischio, quelli, dunque, con il doppio danno, possono essere identificati facilmente attraverso la misurazione della distensibilità del polmone e l'analisi del sangue. La scoperta fa sì che le valutazioni mediche siano più precise e le cure mirate. A questi pazienti, maggiormente esposti alla pericolosità della malattia, vanno riservate le cure più aggressive come la ventilazione meccanica; per i malati con danno singolo, alveoli o capillari, si possono, invece, utilizzare i caschi per la ventilazione non invasiva. Condotto su 300 pazienti ricoverati in diversi ospedali italiani, lo studio, presentato questa mattina, è stato pubblicato su Lancet.