Prosegue la corsa contro il tempo per una scuola a prova di covid. Nel caso in cui un alunno presentasse sintomi sospetti sono state diffuse delle raccomandazioni. Come potrebbe funzionare nel pratico? Proviamo a sperimentarlo in una scuola, siamo al liceo classico Vittorio Emanuele II di Napoli, il più antico della Campania. Siamo in un'aula predisposta secondo le norme anti covid, dietro di me c'è una volontaria, tra poco inizieremo una simulazione nella quale vi mostreremo cosa succede quando un alunno o un'alunna si sente male. L'alunna che si sente male, come vedete, viene invitata dalla professoressa a uscire dall'aula, fuori dall'aula, a distanza, viene chiamato un collaboratore scolastico che con mascherina, visiera e guanti le prova la temperatura e l'accompagna in un aula predisposta per questo, un'aula covid, restando con lei, con le opportune precauzioni. Intanto la referente covid individuata dalla preside allerta subito i genitori. La preoccupazione è esattamente questa, cioè che gli studenti, per i quali non sono previsti test sierologici, possano contagiare il personale della scuola, che invece è formato in massima parte da persone appartenenti ad una fascia di età over 55. Molti asintomatici positivi si trovano proprio in questa fascia di età, tra i 14 e i 30. Il Vittorio Emanuele II si trova in un edificio storico, e condivide con altri istituti scolastici del centro di Napoli, gioie e dolori del trovarsi in una struttura antica. Qui gli sforzi per farsi trovare pronti sono enormi, ma la carenza di spazi è un grave problema. A causa dei lavori di risanamento conservativo che erano in atto, sono stati sospesi, al momento attuale a me mancano 20 aule che sono per il momento inagibili. A questo si aggiunge anche che la città metropolitana ha assegnato al liceo Genovesi, anch'esso in difficoltà, 9 aule della sede Garibaldi, nelle quali esistono dei problemi di sicurezza e oltre a questo, sono aule di cui io necessito.
